Citazioni da
Così parlò Zarathustra

 

Friedrich W. Nietzsche

   Traduzione

Franco Leuzzi  


prefazione


Ma quando Zarathustra fu solo, così parlò al proprio cuore: "Allora è possibile. Questo vecchio santo nella sua foresta non ha ancora sentito che Dio è morto ".

Eccoli i buoni e i giusti! Chi odiano più di tutti? Colui che infrange le loro tavole dei valori, il distruttore, lo sfregiatore: - ma questi è il creatore.



degli spregiatori del corpo

Agli spregiatori del corpo voglio dire la mia parola. Non debbono imparare e insegnare l'opposto di quello che hanno imparato e insegnato finora, bensì dire addio al proprio corpo - e quindi ammutolire.

Perfino nella vostra stoltezza e disprezzo, voi spregiatori del corpo, servite al vostro Se stesso. E io vi dico: il vostro Se stesso vuole morire e si distacca dalla vita.




della guerra

Il vostro nemico dovete cercare, e la vostra guerra dovete condurre e per i vostri pensieri! E se il vostro pensiero soccombe, la vostra sincerità deve proclamare il trionfo!
Dovete amare la pace come mezzo per nuove guerre. E la pace corta più di quella lunga.

Che cos'è bene? chiedete. Essere valorosi è bene. Lasciate dire alle fanciullette: "Bene è ciò che è insieme grazioso e commovente".



del nuovo idolo

Troppi uomini nascono: per i superflui fu inventato lo Stato!

Guardate questi superflui! Sono sempre ammalati, vomitano la loro bile e lo chiamano giornale. S'inghiottono a vicenda e non riescono nemmeno a digerirsi.
Guardate questi superflui! Acquistano ricchezze e con esse diventano soltanto più poveri. Potenza vogliono e innanzi tutto il grimaldello della potenza, molto denaro, - questi impotenti!


delle mosche del mercato

Lontano dal mercato e dalla fama avvengono tutte le cose grandi: lontano dal mercato e dalla fama abitano da sempre gli inventori di nuovi valori.



della castità

Io amo il bosco. Nelle città si vive male: ci sono troppi lussuriosi.
Non è meglio cadere nelle mani di un assassino che nei sogni di una donna lussuriosa?
E guardate questi uomini: il loro occhio lo dice - non conoscono nulla di meglio sulla terra che giacere accanto a una donna.

In verità ci sono uomini casti nell'intimo: sono miti di cuore, ridono più volentieri e più spesso di voi.
Ridono anche della castità e dicono: "Cos'è la castità?"



dell'amico

"Uno è sempre di troppo intorno a me" - Così pensa l'eremita. "Uno alla volta - con l'andar del tempo fa due!"

La nostra fede negli altri tradisce ciò che ameremmo credere di noi stessi. La nostra brama di un amico è quella che ci tradisce.

Nell'indovinare e nel tacere l'amico dev'essere maestro: non tutto devi voler vedere. Il tuo sogno ti deve rivelare ciò che il tuo amico fa da sveglio.

dell'amore del prossimo

Uno va dal prossimo perché cerca se stesso, un altro, perché vorrebbe perdere se stesso. Il vostro cattivo amore per voi stessi fa della vostra solitudine una prigione.


del morso della vipera

Distruttore della morale mi chiamano i buoni e i giusti: la mia storia è immorale.
Se avete un nemico, non ripagategli il male col bene: poiché farebbe vergogna. Dimostrate bensì che anche lui vi ha fatto qualcosa di bene.


del figlio e del matrimonio

Matrimonio: così si chiami la volontà in due, la volontà di creare l'uno che è più di quelli che lo crearono. Reverenza reciproca chiamo il matrimonio e reverenza per coloro che vogliono di un simile volere.
Questo sia il senso e la verità del tuo matrimonio. Ma ciò che i troppi chiamano matrimonio, questi superflui, - ah, come lo chiamo io?
Ah, questa povertà dell'animo in due! Ah, questo sudiciume in due! Ah, questo misero piacere in due!
Matrimonio lo chiamarono loro tutto questo; e dicono che i loro matrimoni sono sanciti in cielo.
Ebbene, io non amo questo cielo dei superflui! No, io non li amo questi animali impigliati nella rete celeste!
Lungi da me il dio che si accosta zoppicando, a benedire ciò che egli non ha unito!


della libera morte


La morte come adempimento vi mostro, che diviene per i viventi una spina e una promessa.
L'adempiente muore la sua morte, vittorioso, circondato da persone che sperano e promettono.
Così si dovrebbe imparare a morire; e non ci dovrebbero essere feste dove simile morituro non abbia consacrato giuramenti dei vivi!
Morire così e la cosa migliore; ma la seconda è: morire nella lotta e profondere una grande anima.
Ma a chi lotta come a chi vince è odiosa la vostra morte ghignante, che si avvicina di soppiatto come un ladro - anche se viene da padrona.
La mia morte vi lodo, la libera morte che viene a me perché io voglio.

Troppi vivono e troppo a lungo restano sui loro rami.
Venisse una tempesta che scrollasse dall'albero tutto questo marciume e pasto di vermi!
Venissero predicatori della morte rapida! Sarebbero per me le giuste tempeste e i giusti scrollatori degli alberi della vita!
Ma io sento solo predicare la morte lenta e pazienza con quanto è "terreno".
Ah, predicate pazienza col "terreno"? E' questo "terreno" che ha troppa pazienza con voi, bocche maldicenti!
In verità troppo presto è morto quell'ebreo che i predicatori della morte lenta onorano; e a molti fu sin d'allora fatale che egli sia morto troppo presto.
Egli conosceva soltanto le lacrime e la malinconia dell'ebreo insieme con l'odio dei buoni e dei giusti, l'ebreo Gesù: e lo assalì la nostalgia della morte.
Fosse rimasto nel deserto e lontano dai buoni e dai giusti!
Forse avrebbe imparato a vivere e imparato ad amare la terra - e inoltre a ridere!
Credetemi, fratelli! Egli è morto troppo presto: avrebbe ritrattato lui stesso la sua dottrina, se fosse giunto alla mia età!


della virtù che dona

Ditemi: perché l'oro ascese al massimo pregio? Perché è infrequente e inutile e rilucente di mite splendore; esso si dona sempre.

Restate fedeli alla terra, fratelli, con la potenza della vostra virtù! il vostro amore che dona e la vostra conoscenza serva al senso della terra. Ve ne prego e scongiuro.

E il grande meriggio è quando l'uomo si trova a metà del suo cammino tra la bestia e il superuomo e celebra il suo cammino verso la sera come la sua massima speranza: poiché è il cammino verso un nuovo mattino.
Allora il tramontare benedirà se stesso come uno che passa al di là; e il sole della sua conoscenza sarà per lui in pieno meriggio.
"Morti sono tutti gli dei: ora vogliamo che viva il superuomo" - questa sia, nel grande meriggio la nostra ultima volontà! -


dei compassionevoli

Possa il destino condurre sulla mia strada sempre esseri senza dolore, uguali a voi, ed esseri coi quali mi sia dato avere in comune speranza, cibo e miele.

Di aver visto soffrire il sofferente mi vergogno per causa della sua vergogna; e quando lo aiutai, offesi duramente il suo orgoglio.
Grandi favori non rendono riconoscenti, bensì desiderosi di vendetta; e se il piccolo beneficio non viene dimenticato, si trasforma in tarlo.
"Siate restii nell'accettare! Sottolineate così che accettate!" - consiglio a quelli che non hanno nulla da donare.

Ah, dove nel mondo accaddero stoltezze peggiori che presso i compassionevoli? E che cosa nel mondo causò più sofferenza delle stoltezze del compassionevole?



dei preti

E una volta Zarathustra fece ai suoi discepoli un cenno e disse loro queste parole:
"Qui ci sono dei preti: ma anche se sono miei nemici, passate loro accanto in silenzio lasciando dormire la spada!"

"Sono nemici cattivi: nulla è più vendicativo della loro umiltà. E facilmente s'imbratta chi li assale."

per me sono dei prigionieri e dei segnati. Colui che chiamano liberatore li mise in catene.
In catene di falsi valori e folli parole! Ah, se uno li redimesse dal loro redentore!

Oh, guardate le capanne che questi preti si edificarono!
Chiese chiamano essi le loro spelonche dolceodoranti!
O questa luce falsa, quest'aria intanfita! Qui dove all'anima non è dato di - volare alle sue vette!
Perché così comanda la loro fede: "Su per la scala in ginocchio, voi peccatori!"
In verità, preferisco vedere uno spudorato, piuttosto che gli occhi stravolti del loro pudore e della loro adorazione.
Chi si creò simili spelonche e scale di penitenza? Non furono coloro che si volevano nascondere e che si vergognavano del cielo puro?

E da uomini più grandi di tutti i redentori dovete essere redenti, fratelli, se volete la via della libertà!
Non ci fu mai finora un superuomo. Nudi vidi entrambi, il più grande e il più piccolo:
Sono troppo simili tra loro. In verità, anche il più grande lo trovai - troppo umano!


dei virtuosi

E poi ci sono certuni che se ne stanno nella loro palude e così parlano dal canneto: "Virtù - è starsene tranquilli nella palude.
Noi non mordiamo nessuno e scansiamo chi vuol mordere; e di tutto abbiamo l'opinione che ci danno"
E poi ci sono certuni che amano i gesti e pensano; la virtù è una specie di gesto.
Le loro ginocchia adorano sempre, e le loro mani sono sempre levate in celebrazioni della virtù, ma il loro cuore non ne sa nulla.


della plebe

In verità, qui non teniamo dimore pronte per immondi!
Una spelonca di ghiaccio sarebbe per i loro corpi la nostra felicità e per i loro spiriti!
E come venti forti vogliamo vivere al di sopra di loro, vicini alle aquile, vicini alla neve, vicini al sole: così vivono i venti forti.
E come un vento voglio soffiare tra loro e col mio spirito mozzare il respiro al loro spirito: così vuole il mio futuro.
In verità, un vento forte è Zarathustra per tutti i bassopiani; e tale consiglio consiglia ai suoi nemici e a tutti quelli che sputano e vomitano: "Guardatevi dal vomitare contro il vento!"


delle tarantole

Con questi predicatori dell'uguaglianza non voglio essere mescolato e confuso: Poiché così parla a me la giustizia: "Gli uomini non sono uguali".
E nemmeno debbono diventarlo! Che cosa sarebbe il mio amore per il superuomo se io parlassi diversamente?
Per mille ponti e sentieri debbono spingersi verso il futuro, e tra loro deve essere posta sempre più guerra e disuguaglianza: così mi fa parlare il mio grande amore!


dei famosi saggi

Verace - chiamo colui che va in deserti senza dei e che ha spezzato il proprio cuore di veneratore.
Nella sabbia gialla e arso dal sole, egli cerca assetato con l'occhio le isole ricche di fonti, dove gli esseri viventi riposano sotto cupi alberi.
Ma la sua sete non lo persuade a diventare uguale a questi che godono; poiché dove sono oasi, là sono anche simulacri di idoli.
Famelica, violenta, solitaria, senza dio: così vuole se stessa la volontà del leone.
Libera dalla felicità dei servi, sciolta da dei e adorazioni, imperterrita e terribile, grande e solitaria: così è la volontà del verace.
Nel deserto abitarono sempre i veraci, gli spiriti liberi, come signori del deserto; nelle città abitano i ben nutriti, i famosi saggi - le bestie da tiro.


dell'autosuperamento

"Volontà di verità" chiamate, voi saggi tra i saggi, ciò che vi muove e ve accende?
Volontà di rendere pensabile tutto l'essere: così chiamo la vostra volontà.
Tutto l'essere volete rendere pensabile: poiché dubitate, con giusta diffidenza, che sia pensabile.
Ciò nonostante esso deve uniformarsi e piegarsi a voi! Così vuole la vostra volontà. Piatto e liscio deve diventare e soggetto allo spirito come suo specchio e riflesso.
Questa è tutta la vostra volontà, voi saggi fra i saggi, ed è una volontà di potenza; e anche quando parlate del bene e del male e delle valutazioni.
Creare volete ancora il mondo davanti al quale potervi genuflettere: ecco la vostra ultima speranza ed ebbrezza.


del paese della cultura

Risi e risi mentre il piede mi tremava e con esso il cuore:
"Questa è la patria di tutti i secchi di colore!" - dissi.
Con cinquanta macchie di colore sul volto e sulle membra: così mi stavate davanti, con mio stupore, o miei attuali.
E con cinquanta specchi intorno che adulavano e ripetevano il vostro gioco di colori!
In verità non potreste portare maschera migliore, voi attuali, del vostro stesso volto! chi potrebbe riconoscervi?
Coperti di scrittura, coperti di segni del passato, e anche questi segni ripassati con nuovi segni: vi siete ben sottratti a tutti gli interpreti di segni!

Chi di voi si spogliasse di veli e sopravvesti e colori e gesti: serberebbe forse giusto quanto basta per spaventare gli uccelli.

Poiché così parlate voi: "Noi siamo affatto reali, e senza fede e superstizione": così enfiate il petto, senza avere petto!
Sì, come potreste credere, voi variopinti - voi che siete il quadro completo di tutto quanto fu mai creduto!
Siete riflessioni vaganti della fede stessa e il rompimembra di tutti i pensieri. Indegni di fede così vi chiamo, voi reali!

Sterili siete, perciò vi manca la fede. Ma chi doveva creare, ebbe sempre i suoi sogni veritieri e i suoi sogni celesti - e credeva al credere!


dei dotti

Poiché questa è la verità: ho abbandonato la casa dei dotti e ho anche sbattuto la porta dietro di me.
Troppo a lungo sedette la mia anima affamata al loro tavolo; non sono al par di loro preparato alla conoscenza come a schiacciare le noci.
Amo la libertà e l'aria sopra la fresca terra; preferisco dormire su pelli di bue che sulle loro dignità e rispettabilità.
Sono troppo caldo e arso dai miei pensieri: spesso mi tolgono il respiro. Allora devo uscire all'aperto e allontanarmi da tutte le stanze polverose.
Ma essi se ne stanno freschi nell'ombra fresca: in tutto essi vogliono vedere soltanto spettatori e si guardano dal mettersi dove il sole scotta sui gradini.
Come quelli che se ne stanno sulla strada e contemplano incantati la gente che passa: così stanno anche loro in attesa e contemplano incantati i pensieri che altri hanno pensato.


dei poeti

"Perché" disse Zarathustra "tu chiedi perché? Io non sono di quelli cui è lecito chiedere il loro perché.
E' forse la mia esperienza di ieri? E' molto tempo che ho fatto esperienza dei motivi delle mie opinioni.
Non dovrei essere una botte di memoria se volessi avere presso di me anche i miei motivi?
E' già fin troppo per me tenermi le mie opinioni; qualche uccello vola via."


della virtù che rimpicciolisce

Passo in mezzo a questo popolo e tengo gli occhi aperti: essi non mi perdonano che io non sia invidioso delle loro virtù.
Essi cercano di mordermi, perché io dico loro: alla gente piccina sono necessarie virtù piccine - e perché mi è duro convincermi che la gente piccina sia necessaria!

Sono cortese con loro, come con ogni piccola seccatura; essere pungenti con quel che è piccolo mi sembra una saggezza da istrice.

E poco fa una donna strinse a sé il figlio che voleva venire a me: "Portate via i bambini!" gridò "occhi come questi inceneriscono le anime dei bambini".
Tossiscono quando io parlo: credono che tossire sia una obiezione ai venti impetuosi; essi non immaginano lo spumeggiare della mia felicità!

Io vado in mezzo a questo popolo e tengo gli occhi aperti: sono diventati più piccini e diventano sempre più piccini: ma questo è dovuto alla loro dottrina di felicità e di virtù.
Essi infatti sono modesti anche nella virtù - perché vogliono il benessere. Ma col benessere si accorda solo una virtù modesta.
Essi imparano, sì, a modo loro a camminare e ad avanzare: questo il lo chiamo il loro zoppicare. Così sono di intralcio a chiunque abbia fretta.
E qualcuno di loro avanza, ma avanzando si guarda indietro, con la nuca irrigidita: e uno così mi piace investirlo.
Piede ed occhio non devono mentire né smentirsi a vicenda.

Tanta bontà, altrettanta debolezza vedo. Tanta giustizia e compassione, altrettanta debolezza.
Rotondi, giusti e benevoli sono l'uno con l'altro, come i granelli di sabbia sono rotondi, giusti e benevoli con i granelli di sabbia.
Abbracciare umilmente una piccolo felicità - questi essi la chiamano "rassegnazione"! E intanto sbirciano già umilmente verso una nuova piccola felicità.
In fondo essi vogliono ingenuamente una cosa soprattutto: che nessuno faccia loro male. così prevengono ognuno e gli fanno del bene.
Ma questa è viltà: sebbene si chiami "virtù".
E anche se capita che parli rudemente, questa piccola gente: io non odo in ciò che la loro afonia, giacché ogni corrente d'aria li rende afoni.
Sono accorti, le loro virtù hanno dita accorte. Ma mancano loro i pugni, le loro dita non sanno nascondersi dentro il pugno.
Virtù è per loro ciò che rende umili e miti: così fecero del lupo un cane e dell'uomo stesso il migliore animale domestico dell'uomo.
"Noi collochiamo la nostra sedia nel mezzo - mi dice il loro sorriso soddisfatto - a uguale distanza da gladiatori morenti e da scrofe appagate"
Ma questa è mediocrità: sebbene sia chiamata misura.

E quando grido: "Maledite tutti i diavoli codardi in voi, che piagnucolano volentieri e giungono le mani e vorrebbero adorare", essi gridano: "Zarathustra è senza dio".
E lo gridano soprattutto i loro maestri della rassegnazione; ma giusto a loro amo gridare negli orecchi: Sì, io sono Zarathustra, il senza dio!
Questi maestri della rassegnazione! Dovunque sia piccineria, malattia e rogna, arrancano loro, come pidocchi: e solo lo schifo mi impedisce di schiacciarli.

Voi diventate sempre più piccini, voi gente piccina! Vi sgretolate, amanti del comodo! Voi andrete in rovina - per le molte vostre piccole virtù, per le molte vostre piccole omissioni, per la molta vostra piccola rassegnazione!
Troppo liscio, troppo cedevole: così è il vostro suolo! Ma perché un albero diventi alto, deve gettare dure radici intorno a dure rocce!

Ah, se allontanaste da voi ogni volere a metà e foste decisi all'indolenza come all'azione!
Ah, se capiste la mia parola: "Fate sempre quel che volete, ma prima siate di quelli che sanno volere !"
Amate il vostro prossimo come voi stessi, ma siate di quelli che amano se stessi - amano con grande amore, amano con grande disprezzo!"


sull'uliveto

L'inverno, sgradito ospite, è in casa mia; blu sono le mie mani per la stretta di mano della sua amicizia,

E' un ospite duro, ma io lo onoro, e non mi prosterno, come i tenerelli, al panciuto idolo del fuoco.
Meglio battere per un po' ancora i denti che adorare idoli! Così vuole il mio carattere. Straordinariamente avverso sono a tutti i caldi, fumanti, gradevoli idoli del fuoco.

Cosa buona e proterva è anche il lungo tacere e il guardare, come il cielo invernale, con volto luminoso e occhi rotondi: come lui tacere il proprio sole e la propria indomita volontà solare; davvero, quest'arte e questa protervia invernale le ho apprese bene!

Ma i chiari, i prodi, i trasparenti - questi sono per me i più accorti fra coloro che tacciono: coloro il cui fondo è così profondo che anche l'acqua più chiara - non lo tradisce.

Mi sentano pure tremare e sospirare per il freddo invernale, tutti questi poveri biechi bricconi intorno a me! Con questo sospirare e tremare riesco a fuggire dalle loro stanze riscaldate.
Mi compassionino e sospirino sui miei geloni: "Ci morirò congelato, al ghiaccio della conoscenza!" così si lamentano.
Intanto, coi piedi caldi io vado avanti e indietro per il mio uliveto: nell'angolo assolato del mio uliveto io canto e schernisco ogni compassione.



del passare oltre

Mi disgusta questa grande città, e non soltanto questo folle.
Qui e là non vi è nulla da migliorare, nulla da peggiorare.

Ma a te, folle, do come congedo questo insegnamento: dove non si può più amare, là si deve passare oltre.




degli apostati

E' finita da un pezzo per i vecchi dei: e, in verità, hanno avuto una buona e serena fine da dei!
Non il "crepuscolo" portò loro la morte - è una menzogna! Piuttosto: essi sono morti per causa propria, sono morti dal ridere!
Accadde quando un dio si lasciò sfuggire la più empia delle parole - la parola "Esiste un solo dio! Non avrai altro dio all'infuori di me!"
- un vecchio barbone iroso di un dio, un dio geloso, che ebbe questa sconsideratezza -
E tutti gli dei risero e oscillarono sui loro seggi ed esclamarono: "Che vi siano dei e nessun dio, non è questa la divinità?"



dello spirito di gravità

E con questo scopo si lasciano venire a sé i fanciulli, per proibir loro per tempo di amare se stessi: ed è opera dello spirito di gravità.
E noi - noi, ligi, ci portiamo dietro quello che ci danno, su spalle indurite e per aspre montagne! E se sudiamo, ci dicono; "Già, la vita è un pesante fardello!"
Ma soltanto l'uomo è a se stesso un pesante fardello! Perché porta sempre troppe cose estranee sulle proprie spalle. Come il cammello, s'inginocchia e si lascia caricare.
Soprattutto l'uomo forte, paziente, che ha in sé reverenza: troppe parole e valori estranei carica su di sé - così la vita gli appare un deserto!

sciagurati chiamo anche quelli che devono sempre attendere - sono contrarti al mio gusto: tutti gli esattori, i mercanti e i re e gli altri custodi di paesi e di negozi.
In verità, imparai anche ad attendere e fino in fondo, - ma solo ad attendere me stesso.

E sempre malvolentieri domandavo la strada - era sempre contrario al mio gusto! Preferivo interrogare io stesso le strade e tentarle.
Un tentare e interrogare fu sempre il mio andare: e in verità si deve imparare anche a rispondere a questi interrogativi! Ma questo - è il mio gusto;
non è né buono né cattivo: è soltanto il mio gusto, di cui né più mi vergogno né faccio più mistero.
"Questa - è ora la mia strada, -dov'è la vostra? " - così rispondevo a quelli che mi chiedevano "la strada".
La strada infatti - non c'è!


di tavole antiche e nuove

Quando giunsi agli uomini, li trovai seduti sopra un'antica presunzione: presumevano tutti di sapere da gran tempo che cosa fosse per l'uomo bene e male.

Io scossi questo languore letargico quando insegnai: ciò che siano bene e male non sa ancora nessuno : tranne colui che crea!
E questi è colui che crea la meta dell'uomo e dà alla terra senso e futuro: questi soltanto fa sì che qualcosa sia bene e male.

(13)
"Perché vivere? Tutto è vano! Vivere è trebbiare paglia; vivere è bruciarsi senza riscaldarsi".
Questa chiacchiera antiquata si considera ancora "saggezza"; è vecchia e puzza di chiuso, e perciò è rispettata. Anche la muffa nobilita.

(15)
Simili massime sentii pronunciare da pii abitatori di un mondo al di là del mondo rivolgendosi alla loro coscienza, e davvero senza malizia né perfidia, sebbene nel mondo non vi sia di più malizioso né di più perfido.
"Lasciate il mondo essere il mondo! Non levategli contro neanche un dito!"
"Lasciate che chi vuole strozzi la gente e la pugnali e la scortichi e la faccia a pezzi: tu non muovere un dito! In tal modo impareranno il distacco dal mondo".
"E la tua ragione - devi soffocarla e strozzarla tu stesso; perché è una ragione di questo mondo, - in tal modo impari tu stesso il distacco dal mondo".
- Rompete, rompete, fratelli, le antiche tavole dei pii.
Rompete le massime dei calunniatori del mondo.

(16)
Volere libera: giacché volere è creare: così vi insegno. E solo per creare dovete imparare!
E anche l'imparare dovete prima impararlo da me, un buon imparare!

(21)
Poiché, fratelli miei: il meglio deve dominare, il meglio vuole anche dominare! E dove risuona altra dottrina, là - manca il meglio.

(26)
Oh fratelli! Presso quali uomini si nasconde il più grande pericolo per tutto il futuro umano? Non è forse presso i buoni e i giusti?
Infatti sono quelli che parlano e dicono :"Sappiamo già cos'è buono e giusto, ce l'abbiamo anche noi; guai a quelli che cercano ancora!"

O fratelli, una volta un uomo guardò i buoni e i giusti in fondo al cuore, e poi disse: "Sono i farisei". Ma non fu compreso.
I buoni e i giusti stessi non poterono comprendere: il loro spirito è prigioniero della loro buona coscienza. La stupidità dei buoni è infinitamente accorta.
MA questa è la verità: i buoni devono essere farisei, - non hanno scelta!
I buoni devono crocifiggere colui che si inventa la propria virtù! Questa è la verità!
Ma il secondo che scoprì la loro terra, cuore e regno dei buoni e dei giusti fu colui che chiese: chi odiano sopra ogni cosa?
Colui che crea odiano sopra ogni cosa: colui che infrange, - lo chiamano delinquente,
I buoni infatti - non possono creare: essi sono sempre l'inizio della fine:
essi crocifiggono colui che scrive nuovi valori su nuove tavole, sacrificano a se stessi il futuro, - crocifiggono tutto il futuro dell'uomo!
I buoni - furono sempre l'inizio della fine.



il saluto

Chi si regge su gambe malate e malferme, come voi, vuole soprattutto, che lo sappia o che se lo nasconda: essere risparmiato.
Ma le mie braccia e le mie gambe io non le risparmio, io non risparmio i miei guerrieri: come potreste dunque essere adatti alla mia guerra?
Con voi mi rovinerei ogni vittoria. E qualcuno di voi cadrebbe a terra se soltanto udisse il rullare dei miei tamburi.


la cena

"Io sono legge soltanto per i miei, non sono legge per tutti. Ma chi mi appartiene dev'essere di ossatura robusta e di piedi leggeri - voglioso di guerre e di feste, e non un ipocondriaco, non uno svanito sognatore, pronto alle cose più ardue come a una festa per lui, sano e integro.
Il meglio appartiene ai miei e a me; e se non ce lo danno, ce lo prenderemo: il miglior nutrimento, il cielo più puro, i pensieri più forti, le donne più belle!"
Così parlò Zarathustra; ma il re di destra rispose : "Strano! Udii mai così accorti detti dalla bocca di un saggio?
E in verità, la cosa più strana in un saggio è che parli di tutto con accortezza e non sia un asino"


dell'uomo superiore

(9)
Abbiate molta diffidenza, uomini superiori, voi risoluti! Voi aperti di cuore! E tenete segreti i vostri motivi. Questo oggi è infatti della plebe.
Ciò che la plebe un giorno imparò senza motivi a credere, chi potrebbe con dei motivi - rovesciarglielo?
E sul mercato si persuadono gli altri solo con i gesti. I motivi rendono la plebe diffidente.
E se mai la verità conseguì la vittoria, domandatevi con molta diffidenza: "Qual grande errore ha combattuto per lei?"

(10)
Se volete arrivare in alto, usate le vostre gambe! Non lasciatevi trasportare in alto, non sedetevi su dorsi e teste altrui!
Tu salisti a cavallo? Cavalchi veloce verso la tua meta?
Bene, amico! Ma il tuo piede storpio è con te sul cavallo!
Quando sarai alla meta, quando salterai da cavallo: proprio al vertice della tua altezza, o uomo superiore, - inciamperai!



il segno

"Aspiro forse alla felicità? Io aspiro alla mia opera!

Questo è il mio mattino, il mio giorno incomincia: alzati, alzati, grande meriggio!"

Così parlò Zarathustra e abbandonò la sua spelonca, ardente e forte come un sole mattutino che esce da scure montagne.

 

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